FreeTime

Veit Heinichen fa attendere con un meticoloso quanto accurato stillicidio di date la pubblicazione del suo nuovo romanzo. Dal 2003 la fama di bestsellerista pluripremiato traccia la scia dell’autore per tutta Europa, facendo tradurre il suo talento in nove lingue e allargando la cerchia dei suoi lettori dalla Tour Eiffel fino ai fiordi norvegesi. Gli italiani hanno dovuto pazientare ben due anni dal suo precedente romanzo prima che la casa editrice “Edizioni e/o” stampasse “Il suo peggior nemico”.

Anche in questo giallo la coppia Heinichen-Laurenti non si smentisce: il punto di forza dell’autore è, infatti, proprio il Commissario Proteo Laurenti, leitmotiv di tutti i suoi romanzi. La scelta di un personaggio come questo è molto solida: dà all’autore un ampio margine di narrazione, in modo che questa non sia relegata ai canoni prettamente giallisti, ma che spazi alla venatura “noir” che spicca quando particolari momenti della vicenda si amalgamano all’esposizione e alla denuncia dell’ambiguità della società attuale e nel commento degli anni razzisti e tesi del post-guerra altoatesino.

Questa avventura fresca di stampa è (come le sette precedenti) ambientata a Trieste, città che gioca un ruolo determinante con la sua multiculturalità e la sua parte costiera, caratteri dei quali sia Laurenti che lo stesso Heinichen si innamorano, abbandonando le proprie radici l’uno salernitane, l’altro tedesche per trasferirsi nel capoluogo giuliano.

Accanto al commissario campano, due donne tutte d’un pezzo: Ziva Ravno, procuratrice in servizio a Grado e saltuaria amante di Laurenti, e Xenia Zannier, una commissaria estremamente attenta alla forma fisica, ma curiosamente claustrofobica, al punto di farsi a piedi le scale di un edificio a trenta piani pur di non prendere l’ascensore.

La storia è viva già nelle prime pagine, in cui è descritta l’esplosione di un aeroplano che stava sorvolando il Carso, che è costata la vita a Franz Xaver Spechtenhauser, imprenditore vinicolo (e non solo) di successo dedito agli affari e alla numerosa famiglia. Mentre buona parte del corpo poliziesco della zona e diverse personalità di rilievo erano impegnate nel compianto del defunto, una banda di criminali riesce a sabotare il percorso di un furgone portavalori che trasportava un’incredibile quantità di oro, e ne prende il controllo: la vicenda risuona oltrefrontiera e la caccia al ladro si espande in tutti i Paesi limitrofi.

Se la scelta di un personaggio principale come Laurenti si è rivelata un investimento fruttuoso, quella di una vittima come Spechtenhauser lo è doppiamente, poiché l’autore ha saputo descrivere a tutto tondo ogni aspetto di questo personaggio, rendendolo un perfetto capro espiatorio: carica infatti la sua figura di una schiera di soci, politici, criminali, avvocati e familiari, dei quali sottolinea gli intrighi e i doppi giochi, lanciando provocazioni e riflessioni in relazione allo stato politico-sociale odierno, soprattutto sul fronte italiano.

Un’arma a doppio taglio, quella del genere noir, di cui Heinichen è un maestro, riuscendo a calibrare e soppesare azione, critica e sarcasmo.

Anche per quanto riguarda il bilanciamento e la stesura dei capitoli, la narrazione non è mai banale o noiosa: una sorta di entrelacement ariostesco scorre lungo tutti quindici capitoli, durante i quali un narratore esterno presenta situazioni diverse in spazio, tempo e punto di vista a seconda dei personaggi, ed abbandona l’una o l’altra circostanza in momenti cruciali, alimentando la tensione del lettore.

Un romanzo che è il sunto fra talento e un deciso spirito d’osservazione nei confronti dell’attualità, ambedue disciolti in 329 pagine di intrighi internazionali e criminalità organizzata scrupolosamente esposti, e che sul finale sottolinea, con una citazione di Marco Tullio Cicerone in analogia al titolo, come “non ha peggior nemico l’uomo di se stesso”.

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ThrillerMagazine

Tutto comincia con la morte del senatore Franz Spechtenhauser, un altoatesino che da trent’anni s’è stabilito in una bella villa su Carso, sopra Trieste. La sua non è una morte qualunque, né di un uomo qualunque. Avviene in volo, mentre si trova al timone del suo bimotore Reims-Cessna F496 Executive, appena decollato dall’aereocampo di Prosecco, intenzionato a raggiungere l’aeroporto di Bolzano. Invece, appena sopra Aurisina, il velivolo esplode. Sì, il senatore Spechtenhauser era ubriaco fradicio e non dormiva da molte ore, ma la causa non è stata quella: è stata una carica di C4, un esplosivo di uso militare. A scoprirlo sarà il commissario Proteo Laurenti, il personaggio di tutti i romanzi del tedesco, ormai triestino di adozione, Veit Heinichen, nella sua ultima opera Il suo peggior nemico edito come sempre da e/o.

Il commissario Laurenti entra per caso e quasi di malavoglia in questo delitto che si rivelerà essere un intrigo bello e buono. Come sappiamo dai romanzi precedenti, il poliziotto abita in una bella casa sulla costiera del golfo di Trieste, non distante da Aurisina, cioè dove il velivolo di Spechtenhauser è precipitato all’alba. Proprio per questo, dalla questura gli dicono di andare a dare un’occhiata, anche se in un primo momento l’apparenza è quello di un incidente. Vane le resistenze di Laurenti, ancora a letto. Vane perché l’uomo, seppur vittima di un comune incidente, è pur sempre un senatore e la polizia non può lavarsene le mani. Un senatore, tra l’altro, con molti interessi che gli girano intorno. Quali e quanti lo sapremo dalle indagini alle quali il commissario e i suoi colleghi, in particolare due donne, la testarda e pugnace Xenia e la magistrata croata Živa Ravno, amante occasionale di Laurenti, daranno avvio, spesso e volentieri contro e deliberatamente all’insaputa di colleghi delle sezioni giudiziarie di competenza, i quali però sembrano darsi da fare più per apparire e farsi belli con i media che per il reale interesse di scoprire la verità. Da sottolineare che Laurenti, forse facendo proprio il sentire del suo autore, si mostra parecchio sarcastico con il magistrato italiano preposto al caso che sembra più dedito a scrivere romanzi che al suo lavoro in sede giudiziaria.

Parallelamente all’attentato a Spechtenhauser avvengono altre cose, una in particolare: una rapina sull’autostrada nel tratto triestino, in direzione Slovenia e Croazia, di un portavalori. Un colpo effettuato con perizia professionale e uso di mezzi efficaci che avrebbe fruttato ai rapinatori un carico d’oro di ingente valore. Apparentemente, e per una buona parte del romanzo, i due eventi sembrano estranei l’uno all’altro, ma non sarà così. Di più non si può dire, perché “Il suo peggior nemico”, al pari di tutti i romanzi con Proteo Laurenti (protagonista, tra l’altro, di una fortunata serie televisiva in Germania) è tutto giocato sulle indagini del poliziotto e dei suoi colleghi, indagini che, attraverso una serie di incastri con scene che avvengono altrove e in altri momenti, fanno salire la tensione via via che si procede nella storia. Una storia, questa, che tra l’altro ha vari scenari, spostandosi tra l’Alto Adige, la Germania, la Croazia e anche la Puglia, con la Sacra Corona Unita non estranea a quanto è successo. Forse, chissà, facendoci sapere che ciò che unisce Bari a Trieste non è solo il mare Adriatico.

17 gennaio 2014

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Il Criticone

Una certezza è che con i romanzi di Veit Heinichen è impossibile annoiarsi: con teutonica precisione ne sforna uno ogni due anni. E con fantasia tutta italiana ogni volta trova modo di rendere diverso il suo protagonista Proteo Laurenti. Mi è capitato proprio in questo blog di esaltare la coppia  formata dallo scrittore tedesco e dallo sbirro italiano entrambi innamorati di Trieste dove vivono da parecchio tempo. Nella città più di confine che ci sia in Europa parte anche questa nuova avventura del poliziotto. Come sempre c’è molto vino, quello buono del Carso (che io scoperto negli anni grazie a questa serie di libri). La trama de Il suo peggior nemico supera ogni tipo di frontiera (non solo geografica) ed è bella ricca, ma non ve la racconto. Vi dico solo che la scena che mi ha colpito di più è quando Proteo si trova da vice questore (e quindi non semplice poliziotto) in piazza evede con amarezza i colleghi in assetto antisommossa caricare i ragazzi di Occupy (dove scorge il figlio che protesta a chiappe nude e non può trattenere un moto d’orgoglio). Se potesse a chiappe nude ci starebbe anche lui.

Il Messaggero Veneto

Senza clamore, e senza rinnegare Proteo Laurenti, il commissario campano-triestino al centro di una fortunata serie di romanzi noir, Veit Heinichen ha presentato al suo pubblico un nuovo personaggio, una poliziotta friulana a nome Xenia Zannier. Nata a Gemona la notte del 6 maggio 1976, è orfana da subito, perché i genitori muoiono sotto le macerie, e la mamma riesce appena a darla alla luce.

Apparsa ne Il suo peggior nemico il libro che E/o ha recentemente mandato in libreria, Xenia sarà protagonista del prossimo, anche se Laurenti non scomparirà. Ma ci vorrà un po’: in questi giorni Heinichen è tutto preso da un progetto tv coprodotto da cinque paesi.

Dunque, Markaris in balía di Charitos, Camilleri ostaggio di Montalbano, che ha catturato anche Zingaretti…

… e Heinichen, padre di Laurenti e ora soggetto a lui. Giuro che ho provato a liberarmene, in Danza macabra, ma non ci sono riuscito. Del resto gli americani hanno codificato due regole ferree, la prima delle quali è: mai uccidere l’eroe. Conan Doyle, a furor di popolo, ha dovuto resuscitare Holmes, cosí come piú recentemente ha fatto Mankell con Wallander.

E la seconda regola qual è?

Mai far morire un cane. E Closeau è il cane poliziotto piú vecchio del mondo. Anche Proteo non è piú un ragazzo: continuando ad avere tre o quattro anni piú di me, si avvicina alla sessantina.

Quindi largo ai giovani. Nella fattispecie Xenia Zannier, cognome carnico, nome che – non casualmente, immagino – significa “forestiera”.

Infatti è una persona destinata a essere sempre fuori schema, straniera a tutto. Claustrofoba, anche in amore, causa la sua nascita nel terremoto del Friuli, è stata cresciuta da parenti viticultori di Oslavia. Parla l’italiano, il friulano, lo sloveno, e a scuola ha imparato il tedesco.

È bella, no?

Molto, ed esperta di arti marziali. Sceglie la Polizia in omaggio al padre, questurino a Gemona. Scuola a Trieste, formazione a Padova, trasferimento in Sicilia, prima esperienza di comando a Ostia. Poi chiede di dirigere il commissariato di Grado. E tutti i colleghi a chiedersi: ma perché mai una cosí brillante e lanciata in carriera va a seppellirsi in una località di villeggiatura dove la gente è troppo pigra persino per morire?

Provo a rispondere: perché ha scoperto del marcio a Nord-Est. Tra l’altro, in “Il suo peggior nemico”, emerge che a Ostia si è imbattuta in qualcosa che riguarda l’assassinio di Pasolini.

Fuochino, anzi, di piú. Il Friuli Venezia Giulia è pieno di buchi neri: Calvi, De Henriquez, Perusini, Peteano, il dirottamento di Ronchi. Aldo Moro titolare di un’azienda vitivinicola a Cormòns. Ne Il suo peggior nemico il losco Spectenhauser muore subito, e il funerale viene celebrato nella basilica di Aquileia, e poi c’è una “Tolmezzo connection”. Comunque: di Pasolini si riparlerà, e chissà che Xenia non abbia un incarico segreto. Ma non vorrei svelare un libro destinato a uscire nel 2015.

Per scadenze editoriali?

Soprattutto perché sta quagliando un grosso progetto legato a cinque produttori di a. ltrettanti paesi diversi, tra cui l’Italia. Si tratta di un format nuovo, un thriller in cui Laurenti non c’entra, di cui dovrò fornire il soggetto. Di piú non anticipo, perché siamo in fase di definizione.

Torniamo al fatto che per il Nord-Est passano malaffare, malapolitica, crimine. Lei dice «cherchez l’argent, non la femme».

Solo seguendo l’usta del denaro è possibile capire le cose. E ripercorrendo i flussi economici si trovano parecchie risposte. Alcune le scrivo, senza tema di querele perché sono documentabili. Su altre, pur convinto, pongo le domande, e ipotizzo scenari con largo uso del condizionale.

Tornando ai flussi di denaro che passano qui…

Certi flussi. Altri che dovrebbero positivamente transitare, non lo fanno. Al porto di Trieste compete naturalmente un ruolo internazionale. Monaco dista dall’Adriatico come Vienna, e dal Tirreno molto di piú. Quando Franz Joseph Strauss, nel 1987, venne a organizzare un’Oktoberfest sulle Rive, voleva che la città ridiventasse il porto della Baviera. Purtroppo non ci è riuscito.

Perché?

Perché qualcuno voga contro, a Trieste e non solo. Siccome l’economia si sviluppa non nell’esclusione, ma nell’integrazione di mercati e sistemi, in passato i confini hanno giocato il loro ruolo negativo. Ma oggi abbiamo l’Ue, e il raggio operativo del porto può arrivare appunto a Monaco e a Praga. Gli interessi economici internazionali non mancherebbero; evidentemente c’è chi ha scavato un alveo per intercettare e dirottare soldi che altrimenti innerverebbero e arricchirebbero tutto l’hinterland: dal Friuli alla Carinzia, dalla Stiria alla Slovenia.

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Il Piccolo

Cadaveri, soldi e ombre nazi nella Trieste di Heinichen

Non ci sono più sogni,contano solo i soldi. È sparita anche la capacità di vergognarsi delle proprie malefatte. Chi infrange le leggi, poi pretende anche di fare la morale agli altri. E in un tempo in cui i potentati economici, le banche, si divertono a strangolare chi lavora, chi paga le tasse, anche un povero poliziotto di carta come Proteo Laurenti deve mettere un po’ da parte la sua filosofia di vita. Lo sanno bene i lettori di Veit Heinichen: il commissario Proteo Laurenti, promosso vice questore aggiunto, sarebbe un perfetto bonvivant. Ama il vino e il cibo cucinato come Dio comanda, non sa resistere al fascino delle donne. Ma, di questi tempi, neppure lui può lasciarsi cullare troppo dalle illusioni. Soprattutto se gli capita tra le mani la morte improvvisa di un pezzo grosso. Un ex senatore della Repubblica italiana, un imprenditore straricco e molto chiacchierato per aver smerciato tonnellate di medicinali scaduti ai popoli dei Balcani. Un tipetto che si mette a pilotare un Reims-Cessna F406 con almeno tre bottiglie di Gewürtztraminer incorso. Eallora che fa Proteo Laurenti? Mette da parte la sua voglia di godersi la vita, schiera in campo i migliori collaboratori che ha, nel nuovo romanzo di Heinichen, lo scrittore triestino venuto dalla foresta Nera. “Il suo peggior nemico”, tradotto da Silvia Montis per le Edizioni e/o (pagg. 331, euro 18,50), arriva nelle librerie mercoledì 6 novembre. Il giorno prima, il capitolo nunero otto delle avventure del commissario verrà presentato a Trieste. Di Franz Xaver Spechtenhauser, dopo l’esplosione nel cielo sopra Aurisina, resta ben poco. Ma Proteo Laurenti non fa troppa fatica a capire che sul bimotore guidato dal sessantasettenne ex politico della Südtiroler Volkspartei, da anni residente sul Carso triestino, c’era una bella carica di esplosivo. Che ha trasformato in una palla di fuoco l’aereo con dentro il facoltoso imprenditore. Il poliziotto, però, non ha nemmeno il tempo di avviare l’indagine, che sulla scalcinata autostrada A4, dove da tempi immemorabili ci si prepara per costruire una terza corsia che non arriverà mai, un commando perfettamente organizzato stringe d’assedio e poi deruba un camioncino portavalori. Imbottito di lingotti d’oro. Che, guarda caso, appartenevano a una società dell’ex senatore. Questa volta, per sbrogliare la matassa dei misteri a Proteo non basta più la palestrata collega Pina Cardareto. E nemmeno la glamorous e fidatissima assistente Marietta. Così, accanto a lui, Veit Heinichen materializza un nuovo, intrigante personaggio. Xenia Ylenia Zannier è nata la notte del terremoto in Friuli, il 6 maggio 1976, mentre sua madre moriva. Guida un immaginario commissariato di Grado e incontra notevoli difficoltà a gestire la sua storia d’amore con il giovane, pazientissimo Zeno. Però, non le manca il coraggio. E nemmeno un buon fiuto. Soprattutto se, dettaglio dopo dettaglio, scopre che dietro l’assalto al portavalori sulla A4 c’è una banda di criminali d’alto bordo. Coinvolti nella rete neofascista e neonazista che può contare su protezioni in Austria e Germania, in Italia e in Croazia. Tanto per dirne una, perfino il politico bavarese Franz Joseph Strauss, a lungo presidente della Csu, avrebbe versato denaro a queste organizzazioni di estremisti. Organizzando a Trieste una sorta di Oktoberfest per raccogliere fondi. Muovendosi tra politica, affari e criminalità, Heinichen costruisce un romanzo dal ritmo adrenalinico. Duro, coraggioso, divertente. Dove Proteo Laurenti non ha tempo nemmeno per godersi fino in fondo la ritrovata sintonia con la neopromossa procuratore di Zagabria, Živa Ravno. Perché l’intrigo criminale lo reclama.