Riva Traiana, Trieste

Proprio qui nel romanzo Morte in lista d’attesa arrivano entrambi i fratelli rumeni Vasile e Dimitrescu, coinvolti in un traffico illegale di organi. In particolare le immagini dei camionisti che pranzano grazie a dei fornelletti a gas tra i loro camion sono state ispirate da scene a cui Veit Heinichen ha assistito durante il periodo in cui curava una rubrica settimanale su Trieste per il Bayerische Zeitung.

Da qui infatti rimane ancora attivo il porto di Trieste che un tempo invece si trovava nella parte cittadina a ridosso della Stazione Ferroviaria, ora dismesso e che va sotto il nome di Porto Vecchio. Per questo motivo e in contrasto, il cosiddetto Porto Nuovo ora rappresenta il punto di carico scarico delle grandi navi e dei container  di rotta soprattutto verso la Turchia.

Con la fotografia nella tasca della giacca si era recato alla Riva Traiana, al punto di imbarco dei camion da dove nei giorni feriali, salpavano i traghetti con centinaia di autotreni diretti a Istanbul. Dopo l’ultima partenza del sabato, i conducenti dovevano attendere che la prima nave del lunedì li prendesse a bordo. I pesanti camion restavano parcheggiati fitti fitti nei posti assegnati di fronte all’ingresso dell’area doganale. Con ogni tempo, gli uomini, in piccoli gruppi, si preparavano i pasti nello spazio tra i veicoli cercando di ammazzare la noia. Il gruppo più numeroso era costituito dai turchi, ma anche gli iraniani, i rumeni e alcuni moldavi preferivano il collegamento marittimo all’interminabile viaggio via terra


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