Val Rosandra, Trieste

Val Rosandra Trieste

Uno straordinario microcosmo in cui il Carso dà la miglior mostra di sé: la Val Rosandra, a pochi minuti di macchina dal centro di Trieste è un luogo incontaminato in cui si possono trovare moltissime specie animali e vegetali. Forgiata dalla Bora e dalle sue gelide raffiche è il luogo ideale per una passeggiata, ma anche un’escursione estiva. Per anni è stata la palestra di roccia di molti alpinisti triestini, che hanno imparato l’arte della scalata proprio sulle lastre rocciose della valle del torrente Rosandra, dove anche nelle più calde giornate estive si può trovare refrigerio con un tuffo nelle sulle cascate.

Proprio nel romanzo Le lunghe ombre della morte un cadavere viene trovato nelle vicinanze dello splendido torrente Rosandra in una calda serata estiva, accanto ai resti dell’Acquedotto Romano.

Chi visitava la valle apparteneva a una cerchia di iniziati che preferiva il Carso al mare

Il letto del Rosandra era in magra nonostante fosse un torrente in genere ricco di acqua, tanto che un tempo azionava gli innumerevoli frantoi della valle. Erano partiti con il furgone ammaccato dopo aver fatto un bagno in mare. Voleva mostrarle il grandioso fenomeno naturale che aveva descritto con entusiasmo: una valle incisa profondamente delle montagne del Carso! A solo mezz’ora di macchina.

Invece di chiedere ai colleghi qual era la strada giusta, si erano messi in cammino prendendo la superstrada che gira intorno al Porto Nuovo, oltrepassando i cantieri per le riparazioni e la ferriera per poi scendere verso la zona industriale. Percorsero un tratto pervaso dall’aroma delle torrefazioni di caffè e poco dopo videro i serbatoi del deposito di greggio della SIOT, da cui partiva l’oleodotto transalpino diretto in Austria e in Germania meridionale. Dopo lo stabilimento di grandi motori nautici, i cui possenti capannoni si stagliavano nel paesaggio come corpi estranei, raggiunsero la strada provinciale in direzione di Dolina e Bagnoli, da cui, presso la sede dell’associazione partigiana, partiva una stradina costeggiata da piccole case di pietra curate amorevolmente.
Un cartello indicava il sentiero dell’Amicizia e annunciava il patto di alleanza tra i comuni di dolina sul suolo italiano e Sesana in slovenia


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