Il Messaggero Veneto

Luciano Santin
13/11/2013
Il suo peggior nemico

Senza clamore, e senza rinnegare Proteo Laurenti, il commissario campano-triestino al centro di una fortunata serie di romanzi noir, Veit Heinichen ha presentato al suo pubblico un nuovo personaggio, una poliziotta friulana a nome Xenia Zannier. Nata a Gemona la notte del 6 maggio 1976, è orfana da subito, perché i genitori muoiono sotto le macerie, e la mamma riesce appena a darla alla luce.

Apparsa ne Il suo peggior nemico il libro che E/o ha recentemente mandato in libreria, Xenia sarà protagonista del prossimo, anche se Laurenti non scomparirà. Ma ci vorrà un po’: in questi giorni Heinichen è tutto preso da un progetto tv coprodotto da cinque paesi.

Dunque, Markaris in balía di Charitos, Camilleri ostaggio di Montalbano, che ha catturato anche Zingaretti…

… e Heinichen, padre di Laurenti e ora soggetto a lui. Giuro che ho provato a liberarmene, in Danza macabra, ma non ci sono riuscito. Del resto gli americani hanno codificato due regole ferree, la prima delle quali è: mai uccidere l’eroe. Conan Doyle, a furor di popolo, ha dovuto resuscitare Holmes, cosí come piú recentemente ha fatto Mankell con Wallander.

E la seconda regola qual è?

Mai far morire un cane. E Closeau è il cane poliziotto piú vecchio del mondo. Anche Proteo non è piú un ragazzo: continuando ad avere tre o quattro anni piú di me, si avvicina alla sessantina.

Quindi largo ai giovani. Nella fattispecie Xenia Zannier, cognome carnico, nome che – non casualmente, immagino – significa “forestiera”.

Infatti è una persona destinata a essere sempre fuori schema, straniera a tutto. Claustrofoba, anche in amore, causa la sua nascita nel terremoto del Friuli, è stata cresciuta da parenti viticultori di Oslavia. Parla l’italiano, il friulano, lo sloveno, e a scuola ha imparato il tedesco.

È bella, no?

Molto, ed esperta di arti marziali. Sceglie la Polizia in omaggio al padre, questurino a Gemona. Scuola a Trieste, formazione a Padova, trasferimento in Sicilia, prima esperienza di comando a Ostia. Poi chiede di dirigere il commissariato di Grado. E tutti i colleghi a chiedersi: ma perché mai una cosí brillante e lanciata in carriera va a seppellirsi in una località di villeggiatura dove la gente è troppo pigra persino per morire?

Provo a rispondere: perché ha scoperto del marcio a Nord-Est. Tra l’altro, in “Il suo peggior nemico”, emerge che a Ostia si è imbattuta in qualcosa che riguarda l’assassinio di Pasolini.

Fuochino, anzi, di piú. Il Friuli Venezia Giulia è pieno di buchi neri: Calvi, De Henriquez, Perusini, Peteano, il dirottamento di Ronchi. Aldo Moro titolare di un’azienda vitivinicola a Cormòns. Ne Il suo peggior nemico il losco Spectenhauser muore subito, e il funerale viene celebrato nella basilica di Aquileia, e poi c’è una “Tolmezzo connection”. Comunque: di Pasolini si riparlerà, e chissà che Xenia non abbia un incarico segreto. Ma non vorrei svelare un libro destinato a uscire nel 2015.

Per scadenze editoriali?

Soprattutto perché sta quagliando un grosso progetto legato a cinque produttori di a. ltrettanti paesi diversi, tra cui l’Italia. Si tratta di un format nuovo, un thriller in cui Laurenti non c’entra, di cui dovrò fornire il soggetto. Di piú non anticipo, perché siamo in fase di definizione.

Torniamo al fatto che per il Nord-Est passano malaffare, malapolitica, crimine. Lei dice «cherchez l’argent, non la femme».

Solo seguendo l’usta del denaro è possibile capire le cose. E ripercorrendo i flussi economici si trovano parecchie risposte. Alcune le scrivo, senza tema di querele perché sono documentabili. Su altre, pur convinto, pongo le domande, e ipotizzo scenari con largo uso del condizionale.

Tornando ai flussi di denaro che passano qui…

Certi flussi. Altri che dovrebbero positivamente transitare, non lo fanno. Al porto di Trieste compete naturalmente un ruolo internazionale. Monaco dista dall’Adriatico come Vienna, e dal Tirreno molto di piú. Quando Franz Joseph Strauss, nel 1987, venne a organizzare un’Oktoberfest sulle Rive, voleva che la città ridiventasse il porto della Baviera. Purtroppo non ci è riuscito.

Perché?

Perché qualcuno voga contro, a Trieste e non solo. Siccome l’economia si sviluppa non nell’esclusione, ma nell’integrazione di mercati e sistemi, in passato i confini hanno giocato il loro ruolo negativo. Ma oggi abbiamo l’Ue, e il raggio operativo del porto può arrivare appunto a Monaco e a Praga. Gli interessi economici internazionali non mancherebbero; evidentemente c’è chi ha scavato un alveo per intercettare e dirottare soldi che altrimenti innerverebbero e arricchirebbero tutto l’hinterland: dal Friuli alla Carinzia, dalla Stiria alla Slovenia.

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